Mostra fotografica sull’Afghanistan: “CAMERA OSCURA” di Gabriele Torsello

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Ogni pesrsona che aveva un minimo d’intelletto e di senso di discernimento nella prima decade del 2000, non può non ricordare fatti e nomi chiavi di quel periodo.

A dieci anni dall’inizio della guerra in Afghanistan ci troviamo a raccogliere i frantumi delle coscienze che hanno subito, in un modo o nell’altro, lo shock dell’imposizione della paura dell’altro. Il mondo dopo le Torri e la costruzione dello spettro dell’ Arabo*  non è stato più lo stesso, nessuno incontra un immigrato per strada senza chiedersi se non sia “pericoloso”. L’immigrato è diventato uno stereotipo classico del nostro pese in cui i mass media non perdono molto tempo a dipingere ogni sbarco come un’onda anomala dell’immigrazione.

Nonostante non si volesse fare i conti con le cause che portano ogni anno centinaia di persone ad attraversare il Mediterraneo in cerca di una vita migliore,  la società civile della riva sud del Mediterraneo, dopo 10 anni d’oblio si è materializzata nelle piazze del Nord Africa, imponendosi nei nostri telegiornali e sui nostri quotidiani.

Dall’immagini di piazza Tahrir è nato, per i telegiornali, un nuovo arabo, un arabo buono, mite e lavoratore, un arabo disoccupato che si da fuoco perchè vede lesi i suoi diritti.

Sono apparse le prime interviste ai commercianti, agli agricoltori, agli allevatori, agli studenti, alla gioventù, alle donne svelate e combattive che dormivamo nelle tende dei sit-in in piazza. In meno di 6 mesi gli arabi non erano più pericolosi. Le manifestazioni di piazza erano legittime dal Presidente degli Stati Uniti in persona. Il nuovo nemico sono ora i presidentei, i governi dei paesi arabi, figure corrotte che negavano i più elementari diritti ai loro cittadini e che per questo sono stati de-tronizzati dalla piazza. Tale è il cambiamento che il tanto ricercato Bin Laden viene braccato, scovato, ucciso e il suo corpo fatto sparire senza che le immagini del suo corpo vengano mostrate al mondo. Dopo 10 anni il re del terrore esce di scena senza neanche un “copl de teatre” eppure di immagini cruente ne abbiamo viste molte in questi anni, come dimenticare per esempio l’esecuzione della condanna a morte di Saddam Hussein vista in differita, ma nella sua integrità? Il messaggio lanciato è quindi quello di una primavera araba, di un nuovo inizio imposto, più che veramente in corso, eppure nonostante tutto, dalle nostre coste italiane l’immagine è sempre la stessa: barche d’immigrati in arrivo nel Mar Mediterraneo.

Abbiamo quindi deciso di ripartire da qui, da queste coste di mare che sampere sono la culla della civiltà, per rilanciare il concetto che il Mediterraneo è la culla delle culture e che se questa osmosi di consocenza si è fermata nel 2001 con la guerra in Afghanistan, allora dobbiamo farla ripartire da qui, da dove hanno imposto il taglio: dall’accoglienza di chi viene dal mare.

Ovviamente per ripercorrere una rilettura storica così profonda, non potevamo che scegliere Gabriele Torsello una delle poche persone che ha creduto e che crede tutt’ora che l’incontro tra le persone possa generare una base sociale positiva anche tra persone distanti.

 

2012-04-04T19:17:45+00:00