Un siriano dal barcone telefona al padre ospite di un centro di accoglienza in città.
L’articolo di Claudio Frascella sul Quotidiano di Puglia (Taranto) del 02/09/2014
Quattrocentocinquanta profughi salvi, grazie ad una telefonata partita da Taranto. E all’intervento tempestivo della Marina Militare che svolge una rischiosa operazione di salvataggio in piena notte. L’allarme lanciato da Taranto, rimbalza negli uffici di Roma, da qui alle navi in perlustrazione lungo la costa siciliana. Queste sfidano il buio pesto, fra cielo e mare, e si lanciano al salvataggio di centinaia di vite umane. Tutto ha inizio con una telefonata: “Papà, stiamo imbarcando acqua. Il mare è in tempesta, rischiamo di affondare. Temiamo il peggio!”. La paura è quella di Samir,figlio di Mustafà Mohammad, profugo siriano ospitato in un centro di accoglienza a Taranto. Viaggia sulle frequenze di un cellulare che funziona a tratti. (….) E’ stato lui a scuotere domenica sera alle 23, Hussein, il mediatore culturale che opera in città.
(…) A mezzogiorno di ieri, la parola fine. I tre fratelli, insieme con gli altri 450 profughi in cerca di speranza partiti da Tripoli, possono comunicare. Sono in salvo, a bordo di una delle navi della Marina militare. Insieme con addetti all’operazione “Mare Nostrum”, negli uffici romani, non hanno mollato un solo attimo la pista segnalata da Simona Fernandez, dell’associazione tarantina “Salam”, coordinatrice e tutore legale dei giovani profughi nominato dal Tribunale dei minori. Piange, finalmente di gioia.