Oggi è un giorno molto importante per la nostra associazione. Finalmente è terminata con una sentenza favorevole nei nostri confronti, una disputa legale che ci ha condizionato economicamente, emotivamente e moralmente per diversi anni. I fatti risalgono al 2014, quando l’Associazione Salam doveva partecipare ad un bando collaborando in partenariato con una nota ditta tarantina. La nostra presidente, appreso dalla stampa del possibile coinvolgimento di questa ditta con la associazione in odore di delinquenza di stampo mafioso, ha deciso, prima ancora che la gara venisse assegnata, di comunicare alla Prefettura la propria intenzione di non proseguire con la gara d’appalto. A quel punto, tale ditta, nel frattempo passata sotto il controllo di un amministratore giudiziario ha convenuto la Salam per sentire riconosciuti mancati guadagni, sostenendo che ciò fosse sancito da rapporti contrattuali ben precisi. Oggi, dopo 5 lunghi anni, finalmente il Giudice del Tribunale jonico e grazie alla costante, professionale e caparbia attività difensiva del nostro avvocato (Andrea Mancini), ha accolto le nostre istanze e ritenuto completamente infondata la richiesta avanzata nei nostri confronti; anni che abbiamo vissuto con la consapevolezza di una ingiusta pretesa economica (peraltro rilevantissima) e che ha scosso profondamente i nostri animi: essere oggetto di esose richieste economiche avanzate da un organo (Amministrazione Giudiziaria) dello Stato nell’interesse di un’organizzazione attenzionata dallo Stato stesso per sospette attività illecite, ha creato un sofferto corto circuito in chi crede nelle Istituzioni, nella legalità. E’ chiaro ed evidente che intanto l’amministrazione giudiziaria ha dovuto procedere ad avanzare le pretese economiche ai nostri danni, in quanto si è trovata a “dover” sostenere il diritto al pagamento di somme, poi sancito dal Tribunale come non dovute, per effetto di documenti e bilanci creati all’epoca della gestione della società in questione, ben prima che intervenisse l’amministrazione. Ma sta di fatto che abbiamo dovuto resistere.Legalità e rispetto per le istituzioni: Principi per noi fondamentali e che permeano il nostro statuto; lavoriamo a favore della solidarietà sociale, della cooperazione internazionale e dello sviluppo nazionale e internazionale e siamo inscritti, tra le altre cose, “al Registro delle Organizzazioni Civili” e in seguito iscritti anche “All’elenco delle Associazioni e Enti che svolgono attività nel campo della lotta alle discriminazioni (UNAR) del Dipartimento per le Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri”.Quindi, è evidente che, non solo il nostro comportamento come associazione deve essere etico e trasparente, ma è fondamentale che anche quello dei nostri collaboratori e partner deve seguire sempre queste prerogative. Anche la semplice possibilità di un coinvolgimento di un collaboratore, o partner con entità mafiose per noi deve e dovrà essere sempre un fattore discriminante nelle nostre scelte. La lotta alle mafie, nazionale e internazionale, fa parte dei nostri compiti principali, non solo come operatori di una ONG, ma anche su un piano etico e morale come esseri umani, individui che fanno parte di una società civile. Essere stati coinvolti, per anni, in un duro e dispendioso procedimento legale ai nostri danni semplicemente per aver seguito i principi fondanti di quello che siamo ci è sembrato doppiamente assurdo. Ora giustizia è stata fatta. Da parte nostra, come Associazione Salam, non solo possiamo, ma dobbiamo, continuare combattere la mafia in ogni sua forma.